Archivio mensile:luglio 2017
sciàc!
E’ un po’ la seconda volta che un fulmine mi casca dappresso; volevo appicciare la sigaretta e l’accendino, dài e dài, funzionava no; rulla, frizza, sfiamma, gratta e sferraglia, ma il fuochino suo non lo manteneva; io paro vento con le mana (plurale, neutro), poi con la giacca, con le fronde, con l’orientamento e la psicocinesi, ma nulla: il fuocogeno non collabora. Così alzo gli occhi al cielo intemperantemente e SCIAC! – la folgore s’accende sul prato con rumore di frusta immane; è un attimo che pare anche meno, quella scintilla d’inferno vive in una contrazione del tempo, ma quando svanisce qualcosa rimane: uno strano odore nell’aria e come un tremolìo che unisce te al resto intorno, ed una storta confusione, una specie di nervosa fatica addosso, perché la coda ovattata della scarica, serpeggiando via, ti ha morso i piedi.
Vien voglia di spostarsi subito, eppure è meglio rimanere lì: è il luogo più sicuro, in un temporale, quello appena sferzato dal lampo, come in guerra lo è il cratere caldo di una bomba. Senza più voglia di fumare, guardo le nuvolone sopra me, che si spingono e fanno buio.
E comunque, m’hai mancato anche stavolta, bìschero.
Clippàrt e sregolatezza (8)
E QUESTO DOVE LO METTIAMO?
Sulla parete, no. Anzi: sì. – E io dico di no. – E io di sì. – E io allora ci voglio anche la faccia di Manitù e di Shiva. – No, perché l’Europa è cattolica. – E io non sono cattolico. – Tu, non lo so, ma l’Europa sì. – Beh, io sono Europeo. – Con quella faccia? – E anche se non lo fossi, se tu metti il tuo dio lì appeso ho il diritto di vedere il mio dio appeso accanto al tuo. – Ma il tuo dio l’hai crocifisso, tu? – Io no. – E allora cosa vuoi: sulla parete ci sta dio solo se è crocifisso. – E allora crocifiggo anche il mio dio e poi lo appendo. – Non si può crocifiggerlo adesso, è tardi. – Ah, perché c’è un orario, per le crocifissioni? – Non fare lo spiritoso. – Ah, io faccio lo spiritoso? Sei tu che bestemmi! – Io bestemmio? – Eh! dici che si può crocifiggere dio solo quando vuoi tu: ma chi ti credi di essere?
– Scusate…
– Chi è?
– No, dicevo… ho ascoltato senza volere… ma dico: voi crocifiggete gli dèi?
– No, non “gli dèi”: dio!
– Ma cosa vi ha fatto, scusate?
– Ma chi?
– Questo dio…
– Io non ho capito. Che domanda è?
– Be’… per inchiodare un dio al muro, bisogna bene che vi abbia fatto qualcosa di male, no? Per esempio, un tempo si lasciavano penzolare i criminali giustiziati per settimane, a mònito delle genti… perciò chiedo: ma che vi ha fatto, questo dio qui?
– Ma scherza? Questo dio qui, che poi è anche l’unico dio… – Figuriamoci. – Ma se ti dico di sì! – Ma non farmi ridere, non farmi: quel dio lì, un dio! Il mio sì che è un dio, altro che il tuo! – Ma se non sai neanche com’è, il tuo dio! – Comunque sia è meglio del tuo che fa pena, fa; e poi mi fa pure ridere, guarda: ah ah ah!
– Scusate…
– Ma che c’è?
– Non mi avete risposto: perché siete così crudeli col vostro dio?
– A parte che questo è il MIO dio perché lui non ci crede (e quindi verrà bruciato all’inferno: tiè) guardi che dio VUOLE essere crocifisso!
– Ma va? È matto?
– Ma no, è per salvarci tutti!
– Per salvarvi tutti si fa crocifiggere? Ma che vuol dire?
– Eeee… è complicato, non s’è mai capito, ma non c’è problema: si chiama “mistero della fede”!
– Ah. E cioè?
– Cioè non si capisce e va bene così.
– Ah. Mah. Sentite: comunque a me quella figura lì fa impressione
– Perché? È così carina!…
– Carina? Un uomo torturato in quel modo, sanguinante, sofferente, appeso davanti a tutti così, mostrato pure a dei bambini… scusate, ma, se non avete rispetto, abbiate almeno un po’ di pietà! Io lo staccherei da quei legni e gli darei una commossa sepoltura, poi magari, se ci tenete a vederlo, metteteci una sua immagine da vivo, per ricordarlo com’era quando stava bene, non so, mentre…
– Ma dài!… è dio, mica zio! C’è mica l’album di famiglia di dio! E poi lui vuole essere ricordato così.
– È un tipo strano, il vostro dio.
– Lei non capisce. Lei è ateo?
– …Non c’ho mai pensato. Sapete, con tutte le cose importanti che ci sono da pensare… a questo, mah…. (guarda l’orologio) oddìo, non ho più tempo di far pausa: scusate, devo andare; buona continuazione, fortunati voi che avete tanto tempo!…
Clippàrt e sregolatezza (7)
Canta che ti passa, si dice; non si dice mai “suona che ti passa” perché suonare è mica facile: bisogna studiare e allora, se uno c’ha dei casini e cerca di farli passare, non è che gli puoi dire “guarda: studia un quattro-cinque anni almeno, e poi suona. Vedrai come ti passa”.
Quindi cantare è considerato più semplice.
Però metti che c’è uno come Pavarotti; vai lì, gli dici:“cantare è semplice”; ti dà un cazzotto in faccia, ti dà, perché lui si fa un mazzo così tutti i giorni per imparare a cantare, studia come un matto, gorgheggia dalla mattina alla sera e poi, la sera, deve pure litigare con l’assemblea condominiale che non lo sopporta più. Una vita d’inferno. A lui, cantare, non gli fa passare niente, anzi.
Perciò vedi che cantare non è proprio una cosa così semplice; allora se te la vuoi far passare davvero, forse è meglio che ti fai una corsettina.
Il lunedì
Si accresce la nostra collezione d’arte ufficiosa