Ille dixit, sed…


http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ba3bfab8-4153-476f-baa5-8c1e7f6f6754.html#p=0

Oggi mi son visto in tivvù Concita De Gregorio (che a me ricorda Paolo Mieli: stessa aria tesa a mimare l’espressione da prìncipe rinascimentale, che suggerisce invece uno stato di noia profonda) nell’intervista a Vittorino Andreoli, lo psichiatra con l’aureola, e non solo in senso fisico.
Ascoltando l’Andreoli, uno si fa delle domande, poi subito si dà delle risposte, perché sono domandine facili facili, tipo: ma bisogna studiare tanto per arrivare a così poco? – o, a dirla con Churchill: raramente, nella storia umana, così tanto espresse tanto poco, non vi pare?.
Ma poiché criticare è facile (su internet, poi) metto lì qualche motivo:

Lo psichiatra eminente ha scritto – e te pareva – un libro per l’indòtto mondo, cioè noi; l’argomento è “Ma siamo matti? – un Paese sospeso tra normalità e follia”, e già dal titolo appare subito lo scoop scientifico: non son matte solo le persone, ma anche i Paesi, il che detto al bar va anche bene, ma se a dirlo è uno specialista del ramo, non può che impensierire molto.
Secondo lo specialista, gli italiani (solo gli italiani, pare di capire) sono masochisti; perché? Perché – ci spiega – quando vanno all’estero godono nel criticare l’Italia e si compiacciono che qui le cose vadano male.
Oh bella: io avevo sempre creduto che non di masochismo si trattasse, con questi sintomi, bensì di complesso di inferiorità, che porta il bischerone complessato ad astrarsi dalla propria natura di fronte agli stranieri, uniformandosi all’atteggiamento critico di quelli per mimetizzarsi tra essi. Sembra quindi un aspetto del conformismo, dove il masochismo non c’entra perché il complessato non vuole assolutamente soffrire; lo vorrebbe se dicesse agli stranieri: “sì sono italiano, piscio nelle aree di servizio, sono mafioso, non pago le tasse e voto berlusconi che è un gran figo; sputatemi addosso!” – e invece no, dice il contrario, vedi un po’.
Il professor Andreoli svela che i popoli manifestano in alcuni momenti caratteristiche di identità nazionale; la giornalista, normalmente in letargo, scocca una domanda ficcante: “e in questo momento, quali?”
Il dottore, oéh, non se l’aspettava, ma da par suo, còglie la diagnosi al volo:
“la paura! Vista da uno psichiatra, la crisi [economica-ndr] è paura acuta!”
oh cacchio, ecco cosa fa la crisi: paura; chi l’avrebbe capito se non uno psichiatra, effettivamente. Ma la paura durante una crisi può essere caratteristica degli italiani? Da che si capisce? Mi si dirà: lo capisce lui, mica tu, ignorante. Sarà, ma per me la paura davanti al pericolo resta una reazione comune alla cerchia dei viventi, infatti persino la giornalista risponde “ma la paura non è una patologia psichiatrica in questo caso!”.
Ed ha ragione, per il fatto che è sempre questione di misura: se vedessimo gruppi di italiani correre per le strade strappandosi i capelli, laddove, ad esempio, gli spagnoli di fronte alla stessa crisi manifestassero maggior aplomb, potremmo avere il sospetto che gli italiani sono paurosi in modo clinicamente significativo, ma io, che non mi drogo da tempo, non vedo mai scene tanto rivelatrici. Forse Andreoli voleva dire: “la paura di attribuire responsabilità”, per esempio chiamando i ladri, “ladri”, e magari non votandoli più.
Un lapsus (di prudenza), forse, del dottore (per inciso, in ambiente medico c’è una bella barzelletta sui lapsus: convegno di psichiatri, durante una pausa di rinfresco, vari capannelli di professionisti parlano col bicchiere in mano; in uno di questi capannelli si discute proprio dei lapsus, con vari esempi; mangiando una tartina, un medico si avvicina e dice: “sapete, io stesso ieri ho avuto un eccellente esempio di lapsus: ero a cena da mia madre, volevo chiederle  ‘passami il sale’ e invece le ho detto ‘puttana, mi hai rovinato la vita!’’”).
Per lo psichiatra poi, il denaro “è diventato il punto di riferimento” ed è “il male assoluto”; ora, gli si potrebbe chiedere: “occhei, aboliamo il denaro. Abbiamo abolito il male assoluto?”
La risposta, alla portata di chiunque, sarebbe “no, perché è il desiderio, non il denaro, che muove alla voglia di accumulo; il denaro è solo lo strumento del desiderio, e non è diventato un bel niente, poiché – lo dicono anche i testi di psichiatria – il desiderio è connaturato all’uomo e non può esserci stata dunque un’era felix, dopo la quale qualcosa è diventato. Certo però il desiderio può essere regolato dall’educazione, ma questo lo psichiatra non lo dice, quindi non possiamo sapere se lo sa.
La parte più esaltante, per chi fosse davvero un italiano masochista, è quella dove il professore viene invitato al gioco di fare una “microdiagnosi” davanti alle immagini di alcuni politici. Davanti al faccione di rènzi, egli borbotta: “ecco… qui è un eroe… questi personaggi bisognerebbe lasciarli fare e, se poi fanno male, mandarli a casa… ha tutti contro, ma vuole fare a tutti i costi, è comprensibile”.
Dunque non bisogna analizzare la situazione, capite, va atteso, così, tutti fermi, finché non dà frutti; lo dice lo psichiatra esimio: bisogna lasciar fare e, se il sintomo poi rivelasse una sindrome, beh, boh, prenderemo la medicina. Un bel consiglio, no? – detto da un medico. Domani andate dal medico e gli dite: ho male qui. E lui, serafico, leggendo l’Andreoli: lasci fare; se poi s’ammala, la opero. Voi vi allarmate: e se poi mi aggravo? Non sarebbe meglio fare qualche esame in tempo?… ma il dottore, consultando l’indice di tanto testo: macché, qui dice di star fermi.
Alla fine, uno dei ragazzi del pubblico, invitato a chiedere qualcosa, recita una captatio con bella cantilena: – “cosa consiglia per guarire questa società matta?”
E il cavasógni, a sprezzo del ridicolo: – “io dico: ma perché non guardiamo al lato positivo!… bisogna voler bene all’Italia, siamo il Paese più bello del Mondo!…”
Ora, uno psichiatra dovrebbe sapere che per “guardare il lato positivo” ci vogliono buone ragioni, in assenza delle quali l’insistenza a voler considerare le cose positivamente è irragionevolezza e dunque probabile sintomo di malattia mentale. Altro è, in una situazione difficile, tentare di costruire soluzioni: qui il “positivo” ed il “negativo” parrocchiali non c’entrano un beato, e c’entra bene invece l’istinto di sopravvivenza, comune anche nei batteri.
E poi, “la cosa più bella del Mondo” è, per ognuno, differente perché direttamente collegata al suo ambiente di formazione: differenti gli ambienti, differenti i gusti. Solo un religioso può credere nell’unicità delle differenze, ad esempio nell’Uno e Trino, ma, dal punto di vista di uno psichiatra, la religione è solo un segno di paura del nulla che genera il suo rovesciamento, e cioè la speranza di eternità. Quindi, Andreoli, ci faccia il piacere di rispondere un po’ a tono almeno una volta su cinque.
Una risposta migliore poteva essere: “ma che cazzo ne so, ragazzi miei, io faccio lo psichiatra, mica il sociologo”, oppure: “cari ragazzi, noto dalla vostra cantilena che avete mandato a memoria le domande. Gesù Cristo, non fate così perché con un copione in mano si perdono gli sviluppi imprevisti del dialogo, che possono aprire nuove idee; e poi: ricordare a memoria significa non avere ‘in proprio’ quell’idea, non esserne gli autori; dunque vuol dire essere conformisti. Non lo siate, perché è limitativo. E per rispondere alla domanda: che cazzo ne so, son mica un sociologo”.

Bene, ho finito. Ho scritto questa pappardella per dire che quando uno passa per “specialista” e dunque viene accreditato di una autorevolezza che possa creare seguito, deve, “deve” obbligatoriamente, non essere banale come una sciurapìna, sennò è più che banale: è pericoloso; davanti a dei ragazzi, poi, è esiziale. Ci pensi su, accidenti, e faccia esame di sé, questo psichiatra, come anche la giornalista che lo presenta faro di saggezza.
Perché, a parte Gesù Cristo cui alcuni dan fiducia a gratis, noi mortali il valore lo dobbiamo dimostrare sul campo, è benino ricordarlo soprattutto ai giovanissimi; sennò penseranno che il successo sia il dire quattro balle storte in tivvù, e non il trovare soluzioni scientifiche.

Notina: il mio commento critico (edulcorato rispetto a questo) inviato al programma, è vissuto quanto una farfalla, sparendo subito dal sito. E’ la ristampa, bellezze.

Quotidianesimo


Dice rènzi: “il governo ha tolto gli alibi a chi dice che assumere in Italia non è conveniente: è la volta buona, ora o mai più”. “Bene: mai più” – ha risposto Confindustria.

Boldrini critica il Governo, passando dalla parte del torto di chi non fa niente alla parte del torto di chi fa quello che non gli compete fare.

Grillo non capisce i tempi teatrali; è strano, perché è un comico, ed esserlo significa avere particolare sensibilità per il giusto momento. Significa pure avere il senso del ridicolo e quindi risultare immune alle adulazioni, perché cosa c’è di più ridicolo di un adulatore? Ed infine significa vedere non solo la nudità del re (un belino che sbatacchia sotto un mento alzato è irresistibilmente comico, ad un occhio comico), ma anche il suo abbigliamento fuori contesto; infatti è esattamente il “fuori contesto” che il comico denuncia con il suo proprio essere fuori contesto. E allora, Grillo dovrebbe sapere che il suo socio, con la sua apparenza superbizzarra, rende debole qualunque argomentazione egli possa sostenere, anche dicesse verità bibliche (e non gli capita). Non lo esponga.
E’ successo così perfino ad un grand’uomo come il Dottor Strada, da quando egli si espone sciamannato; in un vecchio tiggì, il Dottor Strada appariva in giacca e cravatta, coi capelli corti, composto e posato, e l’intervistatore lo chiamava “Dottore” e lo ascoltava rispettosamente, comunicando ai telespettatori il valore rispettabile di ciò che il medico diceva. Ma oggi, tutti i presentatori di avanspettacolo chiamano il Dottor Strada con un “ciao, Gino!” – come fosse uno di loro, e si può scommettere che quando l’ormai Gino venisse meritoriamente candidato al Nobel, la più parte della Nazione sbotterebbe sorpresa: “ma chi, il Gino?!”. E’ evidente dunque che il mezzo sia il messaggio, e chi ha praticato la pubblicità, come Grillo, dovrebbe saperlo benissimo.
Santo Grillo: ma possibile che tra tutte le persone di vaglia con le quali lei è a contatto non ci sia uno che conosce il marketing meglio di me che non mi ci sono mai dedicato? Mi assuma, dài, che le faccio vincere le elezioni; però su, svélto che sennò famo notte!

Non gira non gira il Mondo, dicono il contrario pure i bambini. Che però credono a Babbo Natale. Invece Galileo diceva che Babbo Natale non esiste finché non è provato che esista; era anche spiritoso, Galileo: affermava che dire una cosa senza poterla provare equivaleva a dire qualsiasi cosa, così lui poteva anche credere tranquillamente che la Luna sia fatta di formaggio.
Ora, tutti a stupire perché l’islamico ha detto, con la bella logica di un Athanasius Kircher, che la Terra non gira. Nisba.
E cosa doveva dire? Che non solo gira, ma pure che la scienza è superiore alla religione? Si potrà pensare che non è necessario dire incongruità scientifiche per praticare la fede, ed è vero: si può essere fedeli e scienziati; Sir John Eccles lo era. Anche se poi, chissà come mai, è morto lo stesso.
Ma se io credo più in una liturgia che nella matematica, devo comunque riconoscere la superiorità della scienza? Provare, per credere, a chiederlo al vostro parroco.

Questa storia del segreto bancario mi sollazza tanto. Mi figuro la Svizzera e tutti i suoi sei abitanti, che si vedono volar via verso forzieri più granitici i quattrini di mezzo mondo. Quando tra poco li vedremo qua al semaforo, mentre gli compreremo per due euro una rosellina spenta, sarà divertente chiedergli: “sfìzzero?”.

Dite un po’ se non è buffa la reazione al problema dei tifosi olandesi che hanno scassicchiato la fontana di Roma; si son sentite cose così: “ecco, però, uffa, vedi, quando si tratta di criticarci, i nordici son subito pronti; poi quando son loro a dover pagare, nemmeno ci rispondono. E’ un’ingiustizia, però…”.
I “nordici”, oéh, gli olandesi son “nordici”. Sono anche quattro gatti che abitano una nazioncella che sta llà e ha di buono che l’erba si compra dal droghiere (o almeno una volta era così), ma questo non vien detto perché, nell’immaginario dei sudici, più a nord di Como son tutti nordici, pure quando pisciano sul Bernini ed hanno la testa a palla. E il nordico, si sa, non caga proprio i sudici; siamo troppo al di sotto di esso.
Ma con questo spirito qui, ci aspettiamo davvero una risposta? Ma nemmeno Gheddafi buonanima, ci rispondeva; era nordico lui anche più di questi qua, perché non doveva nemmeno correre appresso alla squadretta del palloncino, per esserlo. E poi lui non si limitava a sbertucciare le fontane: ci sparava proprio sulle isole. Altra razza, dimolto superiore, dico.

Un decreto del governo prevede una nuova carrettata di macchinette da gioco; per gli anglofoni: “machinet for gioc”. C’è chi protesta: “ma come, si fa un regalo alla lobbi dell’azzardo (lobbi of hazzard)!”, but io credo che anche se non si volesse fare un regalo a quella lobbi lì, ci sia un problem (sto parlando inglès perché l’artìcul l’era pieno di parole inglès).
La questione mi pare essere che il denaro non è lo “sterco del demonio” come dice qualche borghese in ansia di benedizione facile; è invece il corrispettivo di una vendita, dunque il valore di un bene, dunque un valore. E ancora dunque: non è di sua natura, l’esser dato in cambio di nulla.
Per nulla, si scambia il nulla; per una speranza si barattano speranze (si chieda alla Chiesa, come si fa) così come, insomma, tutti gli insiemi devono essere composti da elementi omogenei nella natura, altrimenti non ha senso la categoria di “insieme”. Quale storto senso ha, eleggere l’elemento “denaro”a simbolo della categoria “bene” (“oggetto”) e poi farne uso di “speranza”? Si chieda alla Chiesa, se non è logico quello che ho detto, porco Videolòttery.

L’uomo come mezzo


Così, è stata uccisa la terrorista irakena che doveva essere scambiata col pilota giordano rapito dall’ISIS. Sentendo la notizia, dovrebbe colpire l’ineluttabilità con la quale vien detto che la terrorista detenuta ha avuto la morte dato che il pilota giordano è stato ucciso, e barbaramente.
Dunque, la terrorista irakena è stata il mezzo attraverso il quale ha potuto consumarsi una vendetta. Poiché tu mi hai fatto questo, ora ti accomodo io, guarda come: ecco, ti ammazzo l’amico; contento?

Ma ci vogliamo almeno stupire un po’ anche di questo? Non certo del fatto, dico, ma di come viene annunciato.
Sennò la celebrata cultura occidentale non serve proprio a nulla; ma che studiamo a fare.