Oh Maro’


 

Se n’è andato. E mo’?

Diceva: “io non ero d’accordo quando ci siamo accordati, io e l’India; erano d’accordo tutti, ma io no”. Un problema da niente: Bartezzaghi, divertiti a cercare la soluzione, qui, e buon Tavor.

Gli indiani, si sa, fanno gli indiani e vatti a fidare: un giorno ti dicono che te li ridanno interi, il giorno dopo che te li versano in comode rate. Son cose che generano diffidenza e dunque mica accordo, perché la logica è una.

Noi Europei invece, noi qui del settore temperato saremo magari un po’ bizantini, ma di noi ti puoi fidare: basta farci paura. Anche il mio cane è così: sembra un samurai, quando è dentro il cancello e deve far vedere a noi come è capace di farsi rispettare, ma quand’è fuori, i suoi trenta chili di muscoli dispaiono a petto di un gatto con carattere. Il mio cane si chiama Leo, perché quando l’ho prelevato dal canile ove languiva m’era parso molto leonino, ma, avessi saputo, l’avrei chiamato Donabbòndio.

Anche il nostro Conte e Barone PierSigfrido Romualdo Corradin della Pelota Basca – o come diavolo si chiama – mi ricorda qualcuno: mi ricorda Agilulfo Emo Bertrardino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, Cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez: il cavaliere inesistente.

Perché in qualcosa il Nostro da quello si distingue, e per certi versi s’accomuna: infatti mentre Agilulfo, pur non essendoci, c’era, il Conte e Barone de noantri ci sarebbe stato se avesse avuto accordo ad esserci ed ora non c’è più.

Bartezzaghi: aiuto.